MONTEZUMA GENERE Avventura DIFFICOLTÀ Media AUTORE Bonaventura Di Bello PUBBLICAZIONE Giugno 1987 PASSWORD Cortez STORIA La lussureggiante distesa della foresta vergine scorreva rapida sotto la pancia del vecchio bimotore, mentre nella mente di Terry Jones scorrevano invece le immagini di vecchie spedizioni, vissute come semplice spettatore delle imprese di suo zio, ed impresse nella sua giovane memoria in modo indelebile. Ma anche lui poteva considerarsi un vero archeologo, dopo la scoperta del favoloso tesoro del Dio Condor e questo lo faceva sentire davvero fiero di sé. Tornava spesso, coi ricordi, a quell'avventura nella piramide Maya del Sacro Condor, e anche adesso, mentre sorvolava i territorio messicano, non poteva fare a meno di proiettarsi, con la memoria, indietro nel tempo verso il ricordo di quella esperienza, e contemporaneamente anticipare con l'immaginazione ciò che lo avrebbe aspettato in questa sua nuova spedizione. Terry aveva deciso di ritrovare il favoloso tesoro dell'Eldorado, l'oro degli Aztechi: un tesoro così grande da non poter essere speso in cento esistenze! L'oro di Montezuma era, per la maggior parte degli archeologi, solo un sogno: una leggenda destinata ad alimentare la fantasia degli sciocchi, nient'altro. Ma Terry Jones aveva deciso di credere alla leggenda, e sfidare i pericoli della foresta e delle montagne per ritrovare il favoloso tesoro di Montezuma. Dopotutto la leggenda parlava di un unico luogo in cui gli Aztechi avevano ammassato ogni cosa preziosa in loro possesso per evitare che i conquistadores spagnoli se ne impadronissero; una storia perfettamente plausibile... Si scosse dalle proprie rimuginazioni: aveva avvistato il piccolo aeroporto di Quiche, il più vicino al luogo della sua spedizione "personale". Atterrò, non senza difficoltà, sulla vecchia pista consumata dalle piogge torrenziali del luogo, e portò il suo bimotore fin dentro il piccolo hangar: almeno questa volta aveva evitato di distruggere il suo velivolo, aumentando così le possibilità di ritornare a casa. Subito venne circondato da alcuni indios che cercavano di vendergli ogni sorta di oggetti; col suo spagnolo da "manuale" cercò di spiegare che aveva bisogno di un mulo e di una guida per raggiungere Machu Pichu, e gli indios afferrarono al volo la sua richiesta, cominciando a litigare su chi avrebbe avuto l'onore di accompagnare lo "straniero". Alla fine, quello che sembrava il più furbo di tutti sparì per poi tornare con un mulo, ed aiutò Terry a scaricare le provviste ed il materiale dall'aereo per caricarle sul mulo. Senza indugiare oltre Terry e la sua guida si avviarono verso la fitta vegetazione, e dopo diverse ore di viaggio giunsero ai piedi delle montagne: uno stretto sentiero si inerpicava lungo il dorso della montagna, sfiorando a volte paurosi precipizi, spesso ostruito dalla vegetazione rigogliosa che attecchiva persino tra le rocce. Fu proprio mentre si arrampicavano su per il sentiero che accadde ciò che Terry più aveva temuto: il mulo, spaventato dall'apparizione improvvisa di un serpente, si imbizzarrì e cominciò a correre verso un punto del sentiero molto pericoloso: l'indio si mise davanti per cercare di fermarlo, ma fu l'ultima decisione della sua vita, perché l'animale lo travolse nella sua folle corse facendolo precipitare insieme a lui; Terry si ritrovò così ad affrontare da solo e senza alcun mezzo l'impervio territorio che lo circondava, ma non era la prima volta, e questo era l'unico fattore positivo...